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PRODIGI di Beato Antonio Franco

Molti sono i prodigi che vengono attribuiti all'intercessione del Servo di Dio Mons. Antonio Franco nei tempi antichi e in quelli moderni.
Gran parte di questi vengono elencati nel libro "In salvaguardia delle loro mura un Protettore sì degno".
Al tempo dell’esistenza in vita del Mons. Antonio Franco molti altri sono stati gli avvenimenti miracolosi compiuti dallo stesso: guarigioni e prodigi di ogni genere hanno infiorato la Sua vita rendendolo caro a tutte le genti della Valle del Mela, che grati impongono al Fonte Battesimale il Suo nome ai propri figli.

VISITE A S. FILIPPO E MIRACOLO DELL’<<ACQUA>>:
Nel vicino paesino di S. Filippo del Mela fece tre visite: la prima l’8 ottobre 1618, la seconda il 18 ottobre 1619,la terza il 15 ottobre 1620. Durante uno di questi periodi a causa di un’insistente siccità, che aveva prosciugato anche l’acqua nei pozzi, una moltitudine di filippesi fu spinta a recarsi nella prelatura luciese a chiedere a Mons. Antonio Franco l’intercessione per lenire il loro stato di disagio. Il Santo Prelato, vivamente commosso nel congedarli li esortò a confidare in Dio. Tornati direttamente a S. Filippo del Mela, con grande sorpresa in contrada “Basso” trovarono proprio Mons. Antonio Franco ad aspettarli e ad indicare loro una abbondante sorgente d’acqua. In tale sorprendente avvenimento sono due i prodigi: la misteriosa “traslazione “o “bilocazione”del Servo di Dio e la “polla d’acqua “ fatta miracolosamente scaturire. Detta sorgente è stata sempre da allora denominata dal popolo filippese, “il pozzo” del Beato Antonio Franco nella contrada denominata “Pozzoleone”, forse per sottolineare popolarmente l’importanza del Santo Uomo e dei suoi miracoli. A conferma del prodigioso avvenimento venne anche eretta in quel sito una devota icona con l’immagine del Servo di Dio dinanzi alla quale si faceva sempre ardere una lampada votiva.Beato Antonio Franco
Il 2 Settembre di ogni anno, giorno anniversario della morte del Servo di Dio Mons. Antonio Franco, la banda musicale luciese presta servizio gratuito come da promessa fatta nel lontano agosto 1919.
E' ancora vivo il ricordo dei musicisti superstiti, ormai pochi, che nell'imminente pericolo di naufragare nell'agosto del 1919 si vennero a trovare. Guidati dall'allora maestro Ciliberti si recavano per un servizio nell'isola di salina, nelle Isole Eolie, quando una violenta tempesta, rara nel mese di Agosto, mise in pericolo il battello che li trasportava. Passeggeri e i musicanti si videro perduti e da un momento all'altro si aspettavano di essere inghiottiti dalla furia del mare. In quei momenti così drammatici trovarono però la forza di chiedere intercessione al loro Beato Antonio Franco e tutti insieme unirono la solenne promessa che, se fossero usciti tutti salvi dall'incombente naufragio, il 2 Settembre d'ogni anno avrebbero prestato servizio interamente gratuito. Subito, finita la promessa, il mare si calmò e il battello porto a compimento la traversata. Da allora i musicanti non hanno mai mancato a mantenere la promessa fatta dai loro predecessori.
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CARATTERISTICHE:
Soleva portare ai fianchi due catene di ferro, una delle quali del peso di 325 grammi esiste ancora e viene portata nelle case a guarigione degli ammalati. I suoi pasti erano frugali e Lui stesso si sottoponeva a lunghi ed estenuanti digiuni. Le numerose fatiche apostoliche affrontate per la salvezza del Suo caro gregge, tanti eroici digiuni fatti per interpretare grazie e favori celesti, ebbero la meglio sulla gracile fibra del nostro Santo prelato che, tra l’altro, sin quasi dall’inizio del Suo arrivo in Prelatura soffriva per un oscuro e imprecisato male. Le gravi sofferenze dovute al pessimo stato di salute si aggiunsero a quelle causate dalle continue penitenze. Pur disponendo di un comodo letto, riposava sdraiato sul nudo pavimento, usando per materasso una misera stuoia e per cuscino una pietra. Su questo stesso giaciglio, come crocefisso nell’amore del Suo Gesù, Egli volle andare incontro a “sorella morte corporale” con il volto trasfigurato da una gioia paradisiaca, ripetendo amorosamente i santissimi nomi “Gesù e Maria”. Si spense dolcemente mirando il cielo, che proprio nel momento del trapasso si illuminava ai raggi del sole nascente.
Dopo la morte, il popolo senza indugio, l’ha chiamato seppur arbitrariamente “Beato” e il 2 settembre di ogni anno non può non ricordare un uomo così grande.

Durante dei lavori di ricostruzione della Cattedrale, precisamente sette anni dopo la morte del Servo di Dio, si sparse la voce che il corpo di Mons. Antonio Franco fosse stato violato. L'allora Mons. Firmatura, immediato successore di Mons. Antonio Franco, allarmato della siffatta voce riunì le Autorità della Città, le Autorità Religiose, il Clero e, la sera del 7 Luglio 1633, diede ordine ad alcuni operai di tirare fuori la pesante cassa dove era rinchiuso Mons. Antonio Franco per costatarne l'integrità.
Immenso fù lo stupore di tutti i presenti nel costatare che, a distanza di sette anni dalla sua morte, il benedetto corpo di Mons. Antonio Franco non presentava alcuna traccia di corruzione, anzi il corpo perfetto, integro e pieghevole sembrava fosse spirato da lì a poco.
Dopo la constatazione che non mancava nulla della sagra spoglia e dopo le preghiere di rito tributate dai presenti, non senza visibile commozione, il sacro ed incorrotto corpo venne rinchiuso in quella stessa cassa e ricollocato nello stesso posto dov'era prima.
Il prodigioso evento della soprannaturale incorruzzione del corpo di Mons. Antonio Franco fu risaputo da tutti i devoti, che accorsero numerosi al suo glorioso sepolcro, ricevendo, per sua intercessione, innumerevoli grazie.
Alla morte di Mons. Firmatura subentra Mons. Martino che intraprende l'istruzione di un Processo canonico di Beatificazione, che lo porta a preparare tutte le informazioni che riguardano Mons. Antonio Franco. Per tale ragione nel 1656 ci fu la seconda ricognizione della salma di Mons. Antonio Franco, per permise la traslazione del suo sacro corpo da una cassa vecchia ad una nuova. In questa occasione a differenza di quella avvenuta nel 1633, tutti i cittadini ebbero la fortuna di assistervi e videro con stupore che dopo trent'anni dalla sepoltura il corpo rimaneva intatto e ammirarono un inedito fatto portentoso, allorchè videro, fresco e verde(da 23 anni), nella mano del Servo di Dio, un ramoscello di basilico. Da allora l'odorosa pianta fà parte degli adornamenti floreali che si posano accanto all'urna del Servo di Dio il giorno dell'annuale festa del 2 Settembre. Una terza ricognizione, con una seconda traslazione, avvenne nel 1721. Questa ricognizione sembra sia avvenuta per la richiesta dello stesso Servo di Dio, che comparve più volte in sogno ad una nobildonna di casa Arena sua devota. La signora Arena raccontò all'allora prelato Mons. Barbàra che in sogno il Servo di Dio gli diceva che lo cambiassero di posto ponendolo in una cassa nuova perchè gli insetti lo molestavano. Così Mons. Barbàra fece allestire una cassa più ridotta di quella in cui allora era collocato il Servo di Dio, che ancora oggi si conserva in una sala del Palazzo Vescovile.
Infine negli anni che vanno dal 1911 al 1913 per l'interessamento del Rev.mo Capitolo dei Canonici e con il contributo dei fedeli fu costruita un'urna in metallo dorato e argentato a grandi cristalli. A quest'ultima traslazione, avvenuta il 5 Giugno del 1913, nella Basilica Cattedrale fu presente l'intera popolazione della città a cui si unì molta altra gente proveniente dalle città e paesi vicini.
L'urna di cristalli è oggi collocata nella Cappella della Protettrice Santa Lucia.

Processo di Beatificazione:
Il processo di Beatificazione del Servo di Dio, in fase avanzata presso la Sacra Congregazione per le Cause dei Santi in Vaticano, già arricchito con il riconoscimento, da parte della competente commissione medica diocesana, di una Guarigione attribuita all'intercessione di Mons. Antonio Franco, ha ripreso vigore per la competente azione del nuovo Postulatore Mons. Luigi Porsi, che vanta una pluridecennale esperienza in materia.


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